JOHN GOW: UNA STORIA DI PIRATI
La storia di John Gow non è molto conosciuta oggi, ma a suo tempo ebbe una grande risonanza, poiché tutti i giornali inglesi narrarono dettagliatamente le vicende che lo videro protagonista. Fu una delle tipiche figure della grande epoca della pirateria, che va dalla metà del diciassettesimo secolo al 1725 circa, e come molti altri pirati visse un’esistenza breve e piena di violenza.
Scozzese di nascita, iniziò la “carriera” come normale marinaio su navi da guerra e mercantili. La notte del 3 novembre del 1724 guidò l’ammutinamento contro il capitano Oliver Fernau, mentre viaggiavano verso lo stretto di Gibilterra, con un carico di cera d’api, cuoio e lana. Alle 10 di sera gli ammutinati aggredirono nel sonno il chirurgo, il primo nostromo e l’economo e gli squarciarono la gola. Il capitano, uomo crudele e meschino, venne afferrato da due uomini che non riuscirono però a gettarlo in mare. Mentre cercava di fuggire venne catturato, colpito alla gola ed infine ucciso con un colpo di pistola. Chi chiese di essere lasciato in vita il tempo sufficiente a recitare le preghiere venne ucciso a bruciapelo, con l’augurio della dannazione.
John Gow, all’epoca aveva 35 anni ed era stato nominato ufficiale in seconda e cannoniere. Si era imbarcato su quella nave con preciso intento di prenderne il comando e, ottenuti i suoi scopi, costrinse il resto dell’equipaggio a diventare pirati e ribattezzò la nave Revenge. Dopo aver assaltato diversi mercantili al largo della costa portoghese e spagnola, decise con il suo equipaggio di far rotta verso la Scozia, dove, nel porto naturale di Scapa Flow avrebbero potuto carenare la nave e trovare riparo sicuro, fingendosi onesti mercanti. Gow ne approfittò per tornare da una ragazza che aveva corteggiato anni prima, e questa acconsentì a sposarlo.
Alcuni uomini dell’equipaggio, però, riuscirono a fuggire e avvertirono le autorità della presenza di una nave pirata. John Gow ed i suoi uomini provarono a fuggire, non senza prima aver razziato il possibile e preso in ostaggio per un po’ tre donne, che secondo le testimonianze dell’epoca vennero orribilmente abusate, tanto da non poter reggersi in piedi quando furono liberate.
I pirati, alla fine vennero catturati e portati nel carcere di Marshalsea, dove anche con i pollici legati e stretti con uno sverzino, Gow si rifiutò di collaborare. Venne trasferito nella prigione di Newgate, dove gli bastò la minaccia di essere torturato a morte con un peso crescente sul suo corpo disteso prono per dichiararsi “non colpevole”.
Gow fu accusato di omicidio e pirateria insieme ad alcuni membri del suo equipaggio: giudicato colpevole venne condannato a morte per impiccagione. Agonizzò a lungo appeso alla forca, allora i suoi amici si appesero alle gambe per porre fine alle sue sofferenze. Il suo corpo e quello del suo tenente di vascello furono appesi in catene lungo il Tamigi, perché fossero d’esempio per altri malviventi.
R.Z.
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