COZIO I, UN GRANDE SOVRANO TROPPO SPESSO DIMENTICATO

Siamo a Susa, in Piemonte, nell’anno 8 a.C. : in questa cittadina della Gallia Cisalpina, allora chiamata Segusium, si inaugura in presenza dell’imperatore Ottaviano Augusto, un Arco di trionfo a lui dedicato, che ha qualcosa di molto singolare. Il monumento, realizzato per volere del signore di quelle terre, Cozio I, non celebra, come avveniva tipicamente presso i Romani, la vittoria di un popolo su di un altro, ma un’alleanza, resa possibile dalle capacità diplomatiche  di quello stesso  re , di cui troppo spesso i libri di scuola si dimenticano, ma il cui nome resta scolpito nella denominazione delle montagne lungo i cui versanti si estendeva il suo regno: le Alpi Cozie.

Il padre di Cozio, Donno I, fu testimone del passaggio di Giulio Cesare sulle Alpi, e fu lui il primo artefice di un trattato d’amicizia con i Romani. Consentì ad essi  il passaggio sul Valico del Monginevro, che presto divenne una via importante dal punto di vista economico e militare. Anche se l’avvento della guerra civile romana raffreddò i rapporti con Roma, il valico non venne mai chiuso del tutto. Molte popolazioni delle Gallie approfittarono del momento di debolezza degli invasori per rivoltarsi e riconquistare la propria indipendenza.

Finite le guerre civili, l’imperatore Ottaviano Augusto, decise che era tempo di ristabilire il dominio sui territori dei ribelli: Salassi, Reti , Vindelici ed altre tribù vennero brutalmente sconfitti. Cozio, divenuto re dopo la morte del padre, dovette far fronte alla difficile situazione: diede prova ai Romani della propria forza opponendosi quanto bastava per meritarsi il loro rispetto, ma allo stesso tempo restò aperto alla possibilità di trattare con loro. Nel 13 a.C. le ostilità cessarono e venne firmato un trattato di pace tra i due schieramenti, probabilmente  tanto desiderato da una parte quanto dall’altra. Cozio non sarà più re da qui in avanti, ma Prefetto, ed il suo regno, alle cui popolazioni viene accordato lo “ius Latii”, diventa una provincia romana, sulla quale continuerà egli stesso a governare. Augusto proverà stima e amicizia per lui, tanto da permettergli di ricordare la sua origine regale negli atti pubblici, da conferirgli la cittadinanza romana e da associarlo alla sua famiglia, la “gens Giulia”, con il nome di Marco Giulio Cozio.

Questa alleanza trasformò Segusium profondamente: passò dall’essere un piccolo borgo ad una città dell’Impero, adorna di marmi e con una grande reggia di cui ancora oggi restano parte delle rovine sotto il castello di Susa. Su questo sfondo, il prezioso Arco si staglia a testimonianza degli accordi di pace intercorsi tra i due popoli, raccontandoci attraverso i suoi bassorilievi, il processo che ha portato a questo onorevole risultato. Anche le popolazioni locali cambiarono, subendo un processo di latinizzazione che toccò quasi tutti gli aspetti della loro vita, fatta eccezione per la religione, poiché mantennero ancora per lungo tempo il loro culto. Cozio, saggiamente, seppe evitare alla sua gente repressioni di sangue e soggiogamenti, che furono caratteristiche comuni di molte conquiste Romane in Gallia.

Cozio morì prima del 13 d.C. e da allora le Alpi su cui aveva regnato presero il suo nome. Fu sepolto in un mausoleo che per moltissimi anni fu meta per chi, venerandolo come esempio di giustizia e previdenza, voleva rendergli omaggio. Nel 355 d.C., Ammiano Marcellino, trovandosi a Susa, rimase colpito da come, dopo secoli, la popolazione  fosse devota alla memoria dell’antico sovrano e lo onorasse ancora presso la sua tomba. Oggi, ciò che resta del mausoleo, si trova a Susa nel giardino di casa Ramella, in piazza Savoia. È stata rinvenuta  anche l’urna funeraria, custodita al Museo Civico, e poco distante ad essa una testa di uomo in bronzo. Inizialmente si pensò che potesse raffigurare Agrippa, che aveva avuto un ruolo importante nella mediazione tra Augusto e Cozio, ma studi successivi hanno confutato questa ipotesi: non ci sono ritratti del sovrano con cui confrontare il manufatto, ma, il fatto che si trovasse vicino ai suoi resti, lascia aperta una possibilità a chi in quel volto voglia vedere Cozio.

R.Z.

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COZIO I, UN GRANDE SOVRANO TROPPO SPESSO DIMENTICATOultima modifica: 2018-07-10T09:04:06+02:00da sullanaveargo
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