L’ISOLA DEL COCCO ED I TESORI NASCOSTI

Una delle mete più ambite da cercatori di tesori, amanti di storie di pirati e affini è l’isola del Cocco. Questa incantevole perla si trova nell’Oceano Pacifico ed è territorio della Costa Rica. Il suo paesaggio, per lo più montuoso,  è caratterizzato da più di 200 cascate e per le sue eccezionalità naturali, non solo è diventata un parco nazionale, ma è stata addirittura proclamata patrimonio dell’Unesco.

Le singolarità  dell’isola in questione però, non sono finite: infatti l’isola del Cocco è suggestivo teatro  non di una, ma bensì di tre storie di tesori sepolti, nascosti da altrettanti uomini che hanno scelto questo luogo per custodire i  beni derivati dalle loro scorrerie. Dove finisca la storia e inizi la leggenda non è dato saperlo, ma nel 1998 la N.A.S.A. ha rilevato attraverso un satellite la presenza di due giacimenti d’oro sulla terraferma ed uno nel mare, cosa che fa ben sperare.

Il primo, per ordine di tempo è anche quello di cui di solito si parla meno, forse perché le informazioni che ci sono arrivate sono più scarse rispetto agli altri due. Si tratta del tesoro del pirata Edward Davies, capitano della “Batchelor’s Delight”. Intorno al 1864, si pensa vi abbia nascosto lingotti, monete e barre d’argento, probabilmente provenienti da Perù e Cile.

Il secondo, sempre in linea cronologica, è quello di Bennet Graham, meglio conosciuto con il soprannome di  Benito Bonito, famoso  pirata di origine inglese, conosciuto per aver depredato il “Relampago”, un galeone spagnolo carico di ricchezze. Il capitano Graham operò principalmente  lungo le coste dell’Africa in un primo tempo, e poi, successivamente,  nel Mar dei Caraibi. Nel 1819, fu protagonista di un’impresa degna di un film d’avventura. Lui e i suoi uomini sbarcarono ad Acapulco, uccisero le guardie e ne indossarono gli abiti. Indisturbati , si impossessarono dell’oro della città e lo caricarono sulla  loro nave. Quest’impresa costò la vita a Benito Bonito, perché, nonostante la promessa da parte delle autorità di non giustiziarlo se avesse rivelato il nascondiglio della refurtiva, confessò e venne comunque  impiccato .Altri dicono che fu la moglie, anni dopo la morte dell’uomo , a rivelare dove fosse sepolto il bottino, in ogni caso il luogo indicato sarebbe proprio l’isola del Cocco.

Il terzo tesoro è quello più famoso, quasi contemporaneo al precedente. Era il 1920, quando il brigantino inglese “Mary Dear”, guidato dal capitano William Thompson, salpò dal porto di Callao in Perù. L’imbarcazione trasportava un carico d’eccezione: tutte le ricchezze e i beni dei possidenti della città di Lima, comprese ingenti quantità d’oro e d’argento, ed una statua della Vergine con il Bambino molto preziosa. Temendo l’invasione della città per via dei moti indipendentisti di alcuni stati del Sudamerica, gli spagnoli erano ricorsi a questo espediente per mettere al sicuro i loro beni. Qualcosa però andò storto. William Thompson e parte dell’equipaggio uccisero tutti i passeggeri, ed impadronitisi di quel patrimonio, fecero rotta verso l’isola del Cocco, dove lo nascosero seppellendolo in 12 casse. Thompson e un suo compagno riuscirono a farla franca, mentre il resto dell’equipaggio fu giustiziato. Riuscirono a fuggire, ma il compagno morì di febbre qualche mese più tardi. Thompson tornò a fare il semplice marinaio, ma morì prima di aver potuto godere dei frutti del suo colpo. Prima di passare a miglior vita raccontò ad un amico, tale John Keating , il suo segreto ed egli per ben tre volte andò sull’isola a prelevare dell’oro. Disegnò anche una mappa, che prima di morire lasciò a Nicholas Fritzgerald, il quale, a sua volta, la vendette a Curzon Howe. La mappa arrivò poi nelle mani di un cercatore di tesori francese, Tony Mangel, che tra il 1927 e il 1929 si recò sull’isola con l’intento di riportare alla luce il famigerato bottino di Thompson, ma senza risultati. Dopo soli tre anni, casualmente, alcuni marinai belgi rinvennero una statua della vergine in oro: pur essendo un prezioso ritrovamento, essendo alta solo 60 centimetri non può trattarsi di quella citata da Thompson nell’inventario dei beni, dato che quest’ultimo l’avrebbe descritta alta due metri e tempestata di pietre preziose.

Cosa resta ancora da scoprire sull’isola del Cocco rimane un mistero.

R.Z.

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L’ISOLA DEL COCCO ED I TESORI NASCOSTIultima modifica: 2018-07-12T09:03:30+02:00da sullanaveargo
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