DA MEDHELAN A MILANO, DA BELISAMA ALLA “MADUNINA”

Se si parla di una importante città italiana, il cui mito della fondazione parla di due fratelli di sangue reale, popolazioni in esubero che cercano nuovi stanziamenti e animali che sono portavoce del volere degli dei,  il pensiero di molti va immediatamente a Roma e al noto mito di Romolo e Remo. Tutti questi elementi, però sono presenti anche nella leggenda, meno conosciuta, che racconta l’origine di un altro importantissimo centro urbano italiano, ovvero Milano. La storia ufficiale data la fondazione di Mediolanum intorno al 590 a.C. per mano dei Galli Insubri, la cui appartenenza etnica resta dubbia:  l’ipotesi più accreditata è che siano Celto-Gallici, arrivati dall’Italia nord-occidentale, ma c’è chi pensa che potrebbero essere Celto-Liguri. Il mito, invece, ci racconta una storia leggermente diversa.  Trae origine dai racconti di uno storico Insubre, ma è giunta a noi grazie a Tito Livio. Tutto ebbe inizio intorno al 600 a.C., quando, nel cuore della Gallia, un potente e valoroso re di nome Ambigato, decise di mandare i suoi due nipoti, Belloveso e Segoveso, a colonizzare nuovi territori. Ambigato regnava sui Biturigi, popolo che chiamava se stesso “re del mondo” e che sotto il suo regno conobbe un periodo particolarmente fiorente. Questa prosperità determinò una consistente crescita demografica, che spinse il sovrano a mandare i figli di sua sorella, con parte delle loro genti, alla ricerca di nuove sedi dove stanziarsi. Gli auspici diressero Segoveso in una zona presso la valle del Danubio, mentre Belloveso venne indirizzato verso la pianura padana. Quest’ultimo partì con tanto di fanteria e cavalleria al seguito, riuscì a oltrepassare le Alpi presso i gioghi Taurini e la valle della Dora, sconfisse gli etruschi nei pressi del Ticino e si stanziò in un territorio già occupato dai Galli Insubri. Nel luogo dove si insediarono, Belloveso vide, sotto  una pianta di biancospino, una scrofa di cinghiale con il pelo particolarmente lungo sulla parte anteriore del corpo. Essendo la scrofa di cinghiale simbolo di Belisama, dea delle arti e dei mestieri legati al fuoco,  e il biancospino la pianta a lei sacra, l’insieme venne interpretato come segno della volontà divina e qui venne fondata Mediolanum. Tra le varie ipotesi che stanno all’origine del nome, c’è anche quella che lo vedrebbe derivare dal termine celtico “Medhelan” che potrebbe avere il significato di “santuario centrale”:  le prime abitazioni sarebbero sorte proprio a sud di un importante luogo di culto. Con il passare del tempo vennero costruiti altri edifici, e nei pressi di dove ora si erge il Duomo, un tempio dedicato alla dea Belisama, dove gli Insubri conservavano i loro preziosi stendardi di guerra. La conquista dei Romani determinò un’importante crescita per la città, e il culto di Belisama venne assorbito da quello di Minerva, il cui tempio venne probabilmente costruito sui resti di quello della dea celtica. L’avvento del cristianesimo non segnò la fine della devozione della città ad una figura sacra femminile: la famosa “Madunina”, dall’alto del Duomo, ancora oggi osserva  Milano, di cui è diventata il simbolo.

R.Z.

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DA MEDHELAN A MILANO, DA BELISAMA ALLA “MADUNINA”ultima modifica: 2019-12-31T22:35:12+01:00da sullanaveargo
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